A SLOW FISH.

Che emozione, l’incontro con il re dello sushi, il giapponese Toshihiko Watanabe.

Si chiama Toshihiko Watanabe, un nome che anche a voi forse non dirà nulla. Ma dopo averlo conosciuto e visto all’opera e ammirato la sua manualità, l’alto livello della sua tecnica e, soprattutto, assaggiato il suo sushi e il suo sashimi, ci siamo ricreduti.
Abbiamo incontrato Toshihiko Watanabe, chef della Sushi-iwa di Tokio, a Slow Fish, il salone del pesce sostenibile di Genova, e per noi del Polpo Mario che da vent’anni prepariamo piatti d’ispirazione e interpretazione sushi per raggiungere un equilibrio tra gli alimenti Yin e Yang.
Una lettura e un’interpretazione di gusti e sapori differenti e che al tempo stesso sanno creare e amalgamano quelli dell’Oriente con i sapori e gli aromi della cucina occidentale, ligure, soprattutto.

Qualche esempio. Già i nostri nonni mangiavano i bianchetti crudi, le seppioline, gli “spunciacurrente”, i gamberetti, le acciughe col limone, le patelle, i muscoli e i ricci.
Personalmente con i miei chef, ho aggiunto a questo elenco il carpaccio di tonno e la tartare di pesce bianco, gli scampi e i gamberi freschissimi accompagnati dalle alghe fritte.

L’incontro alla Fiera Internazionale di Genova con Toshihiko Watanabe, che ho invitato a Sestri Levante, è stato per me a dir poco emozionante.
Con lui abbiamo parlato a lungo delle nostre rispettive cucine, così diverse eppure così vicine.
Memorabile lo special sushi che Toshihiko ci ha preparato prima di salutarci.

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